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La valigia chiude ad Altamura.

By ipocriti

Lo spettacolo La Valigia anche in questa stagione ha ottenuto un importate successo di pubblico e di critica. Una tournée che partendo dal Teatro Il Maggiore di Verbania è passata per Scandiano, Piacenza, Russi, Carpi, Modena, Novellara, tappa a Mondovì per poi approdare sette giorni al Teatro Carignano di Torino, una settimana di tutto esaurito al Teatro Franco Parenti di Milano, proseguendo per La Spezia e Altopascio per concludere tra applausi scroscianti al Teatro Mercadante di Altamura. Uno strepitoso Giuseppe Battiston ha portato in scena il suo monologo popolato da molteplici personaggi. L’adattamento del romanzo di Sergei Dovlatov realizzato dallo stesso Battiston e da Paola Rota che ha firmato anche la regia, nella traduzione di Laura Salmon, racconta il paese che il giornalista russo lasciò da emigrante verso gli Stati Uniti. La valigia, così personale e unica, diventa metafora della diasporica condizione umana: emigranti dello spazio e del tempo. Si emigra dalla propria giovinezza, da un passato fatto di persone, immagini, episodi e sentimenti che il ricordo ha la forza di immortalare e resuscitare. Una carrellata di personaggi, quasi fantasmi che riemergono da una memoria tanto lontana quanto vivida: uomini e donne raccontati con i filtri della distorsione e della comicità. Giuseppe Battiston, in maniera dissacrante e ironica, si pone interrogativi importanti. Il pubblico si è ritrovato a giocare insieme a uno straordinario attore per scoprire che il sentimento che muove Dovlatov non è solo la libertà, ma qualcosa di più profondo. In un continuo passaggio tra presente e passato, lo spettacolo ha usato come dispositivo narrativo ed evocativo uno studio radiofonico, ricostruito dallo scenografo Nicolas Bovey, in cui l’attore friulano, attingendo alla storia di Dovlatov, giornalista e reporter, si aggancia al mondo sonoro per evocare la sua storia, dando vita a personaggi che riemergono dalla memoria. 

«Oltreché giornalista è stato anche un conduttore radio, abbiamo pescato dalla sua biografia. Con lo scenografo Nicolas Bovey abbiamo cercato di costruire uno spazio soprattutto metafisico funzionale all’evocazione della narrazione. La vicenda
si presenta come una trasmissione notturna, poi scivola nel racconto, nel ricordo, di nuovo nel programma, avanti e indietro nel tempo
».

Intervista a Giuseppe Battiston di Pietro CorviLibertà 12.11.2024