Eduardo più unico che raro – note di regia

Gli atti unici di Eduardo sono stati sempre una lettura e basta per me, o meglio non li ho mai affrontati, leggendoli, per metterli in scena. Ed ora mi trovo a che fare con una minuzia di personaggi che si dibattono in spazi angusti e depositari di umori a volte fugaci, surreali, focosi e poetici. Come se tutti i protagonisti delle opere più importanti avessero in questi brevi componimenti la loro radice emotiva, il loro pensiero inconfessabile, la loro perversione fatta di gelosia e vendetta. Sembrano appunti e note scritte dall’autore velocemente, dopo aver assistito ad un curioso accidente, ad un fatto familiare, a cronache ridicole di storie ridicole riportate su colorite gazzette locali. Per un napoletano la lettura degli atti unici è come un affaccio su di una viuzza piena zeppa di persone che s’incontrano, si parlano addosso, si amano e si spiano, persone che cantano e si disperano, mentre la vita scorre dando l’impressione di non aver bisogno di esseri così comuni e così vittime di quelle piccole tragedie quotidiane fatte di niente e di tutto. Beckett scrive: “non c’è nulla di più comico dell’infelicità“. Penso che specie negli atti unici Eduardo e Beckett parlino la stessa lingua.

Giancarlo Sepe