Guappo di Cartone – note di regia

Guappo di cartone” è leggibile come una favola.
A differenza dei grandi affreschi vivianeschi sui mondi dello spettacolo o di quelli sulla religiosità e sulla socialità partenopee, in questo testo l’azione è concentrata fin dall’inizio, e non si allarga mai durante lo svolgimento, quasi come se l’autore non avesse voluto disperdere l’attenzione sua e del pubblico da ciò che capita all’ex guappo Sanguetta nel suo percorso di riscatto, e quello che incontra al suo rientro è un mondo che si è mantenuto immobile nelle sue regole e nei suoi comportamenti mentre lui è cambiato, identificando una strada difficile che percorre con determinazione dall’inizio alla fine, senza quasi mai essere capito. Come nelle favole il protagonista non lo si perde mai di vista e si percorre insieme a lui il viaggio che compie.
Guappo di cartone” è leggibile come una Favola.

Perché, come si sa, ogni affabulazione finisce in bene ed anche la sua vicenda sarà a lieto fine. Una concezione pessimistica dell’esistenza, ci avrebbe fatto trovare il guappo rendendo appeso ad una trave del soffitto, sconfitto da una società che non ammette errori e soprattutto non ammette che questi errori, una volta pagati, vengano dimenticati. Ma questo non è il sentire di Viviani, che fa corrispondere alla determinazione con cui Sanguetta persegue il suo riscatto sociale il deus ex machina della solidarietà umana, che spesso supplisce alle carenze dell’organizzazione sociale.
Guappo di cartone” è leggibile come una Favola.

Se si rapporta ciò che nel testo viene narrato alla realtà che ci circonda, ben più virulenta di quella bonaria dei ‘paccheri’ e dei ‘buffettoni’ che si scambiavano tra di loro i ‘guappi’ dell’epoca come sgarro massimo, il tutto è oggettivamente favolistico, nel senso positivo del termine, e quanto vien detto vale oggi come ieri, fatte le debite proporzioni. Le parole di Viviani sono libere e leggere come quelle di una favola ma, proprio per questo, hanno la forza ed il peso di una verità non mutabile, ‘ammaestrano’ come direbbe uno dei guappi da operetta che incontriamo nel primo atto.
Guappo di cartone” è leggibile come una favola, e noi come una favola abbiamo cercato di proporlo, una favola un po’ realistica, un po’ grottesca, un po’ surreale, ma che fa pur sempre parte di quell’infinito patrimonio di storie che una città racconta.
Armando Pugliese