Guappo di Cartone – trama

Il Guappo di Cartone avrebbe potuto recare come sottotitolo “il disoccupato”, oppure: “come qualmente un uomo per necessità stato cattivo, colpito da pentimento e da una volontà di ravvedimento si trovi di fronte ad una società parte della quale non gli perdona i passati errori e l’altra parte non vuole che non faccia più errori o si ravveda”. È questo infatti il nocciolo del Guappo di Cartone.

Sanguetta, il guappo, ha scontato cinque anni di prigionia in un’isola, in un bagno penale. Trascorsi i cinque anni egli sta per giungere a Napoli, nel suo vicolo, e tutta la gente, amici, parenti e curiosi lo aspettano per fargli festa, quasi fosse il reduce, come dice Giovanni, delle patrie battaglie, o un eroe, o un grande uomo.

Egli infatti ha osato schiaffeggiare Aniello Terremoto, temibile malandrino; e Rachele, una “maesta” di vicolo che tiene sartoria e lavoranti e denaro, crede che Sanguetta abbia schiaffeggiato Terremoto per amor suo. Rachele da un sentimento di riconoscenza passa ad amare follemente il giovane guappo e laggiù, all’isola, gli manda fasci d’infuocate lettere e denaro, che Sanguetta respinge.
Quando Sanguetta ritorna a casa, trova il basso trasformato, rifatto a nuovo, trova abiti e quanto altro si possa desiderare e per di più l’amore della bella e voluttuosa Rachele, che ha prestato il denaro alla madre di Sanguetta perché il suo ipotetico amante venisse ricevuto come uno sposo, come un re. Da questo momento Sanguetta potrebbe vivere comodamente a spese di Rachele. Avrebbe il denaro e una bella invidiata donna; e nessuno lo disistimerebbe perché in certe parti di Napoli conta il denaro e non la sua fonte, perché esser magnaccio e guappo sono titoli di grande merito.
Ma Sanguetta – caso molto singolare a Napoli – rifiuta tutto, tutto. Denuncia a Giovanni l’amore adultero di sua moglie Rachele; rimprovera la madre di essersi quasi prestata a far da ruffiana e dichiara apertamente ai suoi amici che egli non si sente di continuare ad andare per la via della “guapperia”. L’isola, che descrive con parole assai icastiche, è stata per lui una tremenda, paurosa esperienza e gli anni della pena l’hanno costretto a soffrire e a pensare e sente che qualche cosa in lui è cambiato. Egli vorrebbe essere un uomo onesto, un cittadino esemplare, un lavoratore, vuol chiedere perdono a Terremoto, vuole vivere sudandosi il pane e sposando una “bona giovane”. Alla fine della commedia Sanguetta riuscirà anche a trovare lavoro e il tutto si conclude lietamente.
tratto da “Teatro di Raffaele Viviani” edizione ILTE