La visita della vecchia signora – Gli attori sui personaggi

Mi smonto e mi rimonto
Mi marito e mi smarito
Fumo uomini e sigari
Bevo facendomi cullare da un terribile ricordo:

questa vecchia mutilata e ricca un giorno diede a un uomo non solo il cuore, ma la speranza di una vita, che fu tradita, ferita, abbandonata così come adesso si abbandona nel guardare lo spettacolo grottesco e crudelissimo di uomini e donne pronti all’assassinio pur di aggiustarsela, la vita.

Mi sono divertita ad interpretare questa vecchia signora; ma ho un cruccio grande e ogni sera me lo porto in scena: l’assenza dello spirito animale del regista che, grazie al privilegio del mestiere, non affronta la tournée e ci priva del suo formidabile talento d’attore.

Ma tant’è, mi accontento del ricordo della sua mano aggrovigliata mentre mi spiega le intenzioni che sono sempre sorprendenti nonostante l’amicizia, il conoscersi e riconoscersi da anni, per complicità e per appartenenza.

Isa DanieliClaire Zachanassian


Un vecchio adagio dei teatranti dice dell’attore di fare attenzione a personaggi che «sono lui». In altre parole: di non fare se stesso interpretando un personaggio che gli somiglia. (Per costruire il quale, comunque userà qualcosa di sé). E, naturalmente, nel corso del lavoro di studio dell’interpretazione, nel corso delle prove, nascono delle osservazioni, delle riflessioni, dei paragoni, delle contrapposizioni su ambedue i soggetti: personaggio e attore.

Eccone alcune di questo caso.
Forse è la prima volta che io ho la stessa età del personaggio di cui tento l’interpretazione.
Se credessi ai segni, direi che questo lo è. Perché l’incontro con il coetaneo Alfredo Ill è l’incontro con qualcuno a cui, per un certo verso, somiglio. Si e no.
Al di là delle singole azioni del personaggio Alfredo Ill nella commedia-tragedia, e dell’attore-uomo Massimo Foschi nella vita quotidiana, c’è un fondo, un magma di egocentrismo, di vanità e allo stesso tempo di ingenuità e di buonismo comune all’uno e all’altro.
Grazie agli Dei c’è un riscatto, finale, per il personaggio.
E per l’attore-uomo? C’è stato? Ci sarà? La risposta appartiene … all’intimo, al privato.
Ma, qualsiasi essa sia, l’attore ha la possibilità di vivere questo riscatto, sia pure nella finzione, a ogni recita. E, cosa che più vale, può «rappresentare», «raccontare» questo riscatto allo spettatore perché questi possa dirsi: c’è stato? Ci sarà?

Massimo FoschiAlfredo Ill


E’ sconvolgente la presa di coscienza dell’autore che, già nella prima metà degli anni ’50, ipotizza la disgregazione del tessuto familiare per puro e mero interesse.
Mi ha spaventato questa donna, la signora Ill, che lentamente e inesorabilmente collabora con la sua vecchia rivale di un tempo, Claire Zachanassian, per divorare il marito come un agnello sacrificale sotto l’altare del sempre atteso Dio Benessere.

Virginia Da BresciaMoglie di Ill


Il personaggio del Borgomastro rappresenta, in quanto primo cittadino, l’anima di tante anime, la voce di tante voci. Il suo percorso drammaturgico è una parabola che inizia con una disperazione, quasi sentita, per le precarie condizioni e per la povertà in cui è immersa la sua cittadina ma arriva poi, più di tutti gli altri, scavalcando senza ritegno le sue conflittualità interiori, al più bieco cinismo tanto da stimolare ed offrire ad Alfredo Ill l’idea del suicidio.
La sua è la figura inquietante di un politico che spazia tra il reale e il grottesco, tra l’arroganza e la meschinità. La linea drammaturgica della commedia, che tende verso l’assurdo, fa del Borgomastro paradossalmente un personaggio attuale forse perché nella vita, sempre più spesso, è la realtà che supera la fantasia.

Giuseppe De RosaIl Borgomastro


Leggendo il testo mi è subito piaciuto il ruolo che interpreto: quello del preside. E’ infatti l’unico dell’intero paese che all’infausta proposta di Claire Zachanassian contrappone un’alternativa, una possibilità; ma poi anche lui si uniformerà alla volontà degli altri cittadini perché: «siamo solo degli uomini» come dirà lui stesso.
Nella scena, che in prova è stata denominata «secondo negozio», ho cercato di evitare di cadere, e ciò è stato possibile perché sorretto dalla regia, in certi «tranelli» che la situazione, spigolosa per il mio personaggio, proponeva. Infatti una frase come: «Anch’io sento di diventare lentamente un assassino e la mia sete di umanesimo è impotente» può essere pronunciata solo mantenendo una certa lucidità anche nella palese alterazione.

Credo di aver convinto il Regista, spero di fare lo stesso anche con il pubblico.

Lombardo FornaraIl Preside


Ottilia è la figlia di Ill, povera come tutti gli abitanti di Güllen. Nonostante gli sforzi del padre, far apparire ai suoi occhi una miseria meno misera e una povera colazione un pranzo da pascià, non perde tempo con passatempi inutili e, insieme al fratello Carlo, si prodiga a cercare un lavoro. Ma a Güllen arriva Claire Zachanassian e con lei la promessa di una nuova vita: tanta prosperità per la cittadina, e per Ottilia: un corso di tennis, qualche lezione di francese, letture romantiche, abiti eleganti, e una macchina all’ultima moda.
Ill assiste con stupore e ingenua gioia al dilagare della ricchezza tra gli abitanti di Güllen, e vede anche la sua famiglia cambiare. Che sia arrivato il «senso dell’ideale» che si augurava per sua figlia? Può darsi… Ma forse, semplicemente, anche Ottilia è stata assorbita dalla spirale di rapido e facile benessere che ha investito la cittadina. A Güllen ormai tutti comprano e fanno debiti senza alcuna preoccupazione; qui il potere economico, incarnato da una cinica, vecchia signora, è riuscito a comprare la giustizia, la coscienza e la vita umana.

Elena CepollaroOttilia, figlia di Ill


Il primo cittadino viene fuori come un personaggio opportunista, furbo, curioso e surreale.

Interpretato da me, attore giovane, si presuppone che non abbia mai conosciuto il benessere che in passato prosperava nella città di Güllen. Per lui, che ha sempre vissuto in uno stato di profonda indigenza, la visita della miliardaria è come se fosse un sogno.
Come tutti gli abitanti viene anche lui risucchiato in un meccanismo perverso, fatto di scelte. Queste scelte lo porteranno infine alla perdita dei principi morali e dei valori etici; per salvaguardare, almeno in parte, la sua coscienza agisce all’interno della storia nascondendosi nel caos generale creato dalla popolazione. Un caos fatto di consumi, di spese e di debiti.

Gino De LucaPrimo cittadino


Il maggiordomo è quasi l’alter ego della Signora Zachanassian. Da più di vent’anni la serve in tutto e per tutto, conosce i suoi gusti, segue i suoi interessi economici e ha visto il succedersi di nove mariti. Ma, in realtà, il maggiordomo è proprio quel giudice che molti anni prima ha presieduto alla causa per paternità sostenuta da Claire e conclusa con un verdetto errato e l’espulsione di Claire da Güllen.
E’ un personaggio perverso e malvagio che non conosce l’etica del perdono, forse è uno dei pochi rimasti favorevoli alla pena di morte.
La signora Zachanassian è disposta a versare un miliardo per l’eliminazione di Ill, ma a questo deve provvedere la comunità. La mostruosità sta nel fatto che con i soldi è venuta non solo a comprare la giustizia, ma la vita di un uomo.
E’ la prima volta che mi trovo ad interpretare un personaggio così cinico e la sfida maggiore consiste nel doverlo fare «con gli occhi» dato che il testo declamato non è così apertamente e dichiaratamente perfido quanto la sua intenzione.

Vito FacciollaIl Maggiordomo


L’arte asservita al denaro? «Certamente» risponderebbe il pittore del testo di Dürrenmatt.
Che il prezzo da pagare affinché :»l’arte cominci a rifiorire a Güllen» sia la vita di un uomo, è un problema morale facilmente superabile. Anche il povero pittore (presumibilmente di scarso talento) acquista questo cinismo, cinismo per la sopravvivenza, cui spesso l’arte ha dovuto fare ricorso.

Francesco LaruffaIl Pittore


Cronisti d’assalto spietati, capaci, per il godimento degli ascoltatori, di gettarsi a corpo morto sui casi umani e sugli avvenimenti.
Quanti ne abbiamo visti, sia al cinema sia (ahimè) nella cronaca quotidiana? Rileggendo il testo devo dire che mi sono venuti subito alla mente i reporters e i cronisti di La dolce vita di Fellini per quel tono grottesco e da grande circo dell’informazione senza scrupoli.

Francesco LaruffaIl Radiocronista


Cosa altro resta ad un parroco quando la sua comunità versa nella miseria più totale, materiale e spirituale, se non alimentare la fede infondendo la speranza nella divina Provvidenza?
Cosa accade alla propria coscienza quando questa arriva puntuale ma travestita da corruzione?
«Siamo troppo deboli cristiani e pagani, fuggi, non indurci in tentazione restando» sarà l’ammissione e il consiglio del parroco ad Ill. Le parole del parroco risuonano come pura ammissione della propria corruttibilità di uomo. E’ la resa totale della propria ragione e della propria morale a quell’eteronomia in cui – come tante marionette tenute da un’unica, grande, mano – si muovono tutti gli abitanti di Güllen dopo la visita della veccia signora.
E’ la linea del surreale e del grottesco quella sulla quale mi sono mosso sotto le indicazioni della regia e ciò ha reso il lavoro sul personaggio molto stimolante e di grande divertimento.

Giuseppe MastrocinqueIl Parroco


La vecchia Signora inizia ad organizzare «la vendetta» con la ricerca in tutto il mondo e poi con la cattura dei due testimoni che, con la loro falsa testimonianza, determinarono un tempo la sua cacciata da Güllen. Rintraccia i due senza nessuna difficoltà, perché come Lei dichiara: «Il mondo mi appartiene».
Nulla è impossibile per la Zachanassian, è l’ennesima vittoria del danaro, una storia che si ripete.
I due accecati sono poco più di due cagnolini al guinzaglio, emblemi di un’umanità che per danaro non disdegna neppure la catena. (Prevalenza interpretativa) Il Loro stato d’animo? Il terrore!

Salvatore MisticoneIl cieco Koby (Luigi Sparr)


Di solito sono i giornalisti a propinarci una diversa realtà. Qui tutto è capovolto poiché essi non colgono ciò che vedono ma esattamente l’inverso……… c’è da riflettere!! la prima o la seconda ipotesi?………..fatto sta che non si riesce mai a sapere la verità! Prevalenza interpretativa? La stupidità!

Salvatore MisticonePrimo giornalista


Salve! Sono la rumorista del bosco di Konradsweiler!!
«The Voice»!! Cip Cip! Uaauuh! Kià Kià Kià! Cucù Cucù! Tch! Tch! Tch! Uuuh! Uuuh! Uuuh! Krà Krà! Più uno strano rapace; bah!
Si, perchè tutto è in fermento a Güllen, questa cittadina completamente appiattita e dimenticata si ridesta da un sonno profondo e impolverato…
Anche la fauna avverte con il suo istinto che qualcosa finalmente sta per cambiare…
Un terremoto? Una calamità naturale?
Molto di più: Claire Zachanassian!! La forza del destino che viene a regolare un vecchio conto lasciato in sospeso… Perché «Tutto torna! E chi sbaglia, paga!»
Ma non mi va di raccontare la trama di questa storia che forse già conoscete o, comunque, state per farlo. Posso dire solo che è il povero Ill a farne le spese e noi da lui a fare la spesa…
Infatti: «Per questa volta un bel litro di latte, signor Ill… più tardi ne berrò una tazza calda con un po’ di miele, fa tanto bene alla voce, nel bosco fa freddo e domani si lavora!!» «Sii!! Tutti i giorni, tutti i giorni!!»

Patrizia MontiTerza cittadina/Prima donna


Curioso, veramente curioso.
Quello che sta accadendo a Güllen, è incredibile, stupefacente, inaspettato.
Qualcuno sta comprando la giustizia!
Strano!
Beh! Forse tanto strano non è.
D’altra parte bisogna cominciare ad abituarsi a questa tendenza. Tutto il mondo «progredisce» in questo senso ormai.
E così anche in noi cittadini di Güllen, miserabili cittadini, si è insinuato il morbo… Il danaro!
La proposta della signora Zachanassian è un gioco troppo accattivante per restare indifferenti; grazie al regista, questo gioco cinico, ironico, grottesco e spietato congegnato da Dürrenmatt è diventato ancor più divertente e ancora più drammatico. Ha dato luogo ad un concetto molto attuale:

Come si fa a dire di no ad un Miliardo!
Come si fa a dire di no ad un Milione di posti di lavoro?
Come si fa a dire di no ad un’Opel Olimpia «gialla fiammante».
Impossibile!
E poi, papà devi capire che Claretta non andrà mai fino in fondo….O no?

Adriano MottolaCarlo, figlio di Ill/Secondo cittadino


Si, anche un discepolo di Ippocrate, anche il medico – che per una vita, con il suo vecchio e indomito cimelio, ha sferragliato per le strade del distretto di Güllen a soccorrere e curare gli abitanti – anche lui, alla fine, senza più indugi, firma con il sangue di Ill il contratto che gli garantirà per sempre quella vita finalmente agiata di cui ha già sentito il gusto premendo, con la scarpa gialla, l’acceleratore della sua nuova, silenziosissima Mercedes 300.
Forse ha visto che anche negli occhi del giudice Hofer, alias Boby, brillava la luce di una giustizia spietata; ma, seppure dopo 45 anni, ancora necessaria a bilanciare la scelleratezza e la meschinità del giovane Ill.

Andrea MugnaiIl medico


La visita a Güllen della vecchia signora Claire Zachanassian – una moderna Cunegonda di derivazione kleistiana – con la sua relativa proposta, innesca un meccanismo che assomiglia molto alla classica «ineluttabilità del caso» centrale in molte tragedie greche e non solo.
Il mio personaggio, il poliziotto, dà il suo bel contributo affinché si realizzi il terribile progetto della Zachanassian. Segue perfettamente e alla lettera il consiglio, o meglio l’ordine impartitogli direttamente da Claire, di chiudere non solo un occhio, ma entrambi.
Cerca addirittura di convincere lo stesso Ill a chiuderli, provando a dimostrargli con le parole, in modo furbesco ma al contempo stupido e ipocrita – la poca credibilità della suddetta proposta.
L’epilogo è scontato e lo stesso poliziotto, con crudeltà e sadismo, apporterà il suo contributo.

Sandro PalmieriIl Poliziotto


Il Capotreno, all’inizio dello spettacolo, è il primo personaggio a provare su di sé il potere del denaro e immediatamente diventa un volta faccia, un opportunista e un vigliacco.

Sandro PalmieriIl Capotreno


Interpreto nel primo atto un imperturbabile ufficiale giudiziario che, insensibilmente e beffardamente, espropria, o meglio pignora, tutti i beni della città di Güllen.
Negli atti successivi interpreto il Settimo, l’Ottavo e il Nono marito, uno più ricco dell’altro.
Come una grande holding che assorbe piccole aziende e cinicamente le distrugge la signora Zachanassian annienterà le personalità dei suoi mariti per trascinarli nel suo personale Circo fatto di massicci ominidi, di eunuchi ciechi, di una pantera nera e di una bara che è simbolo della morte di ogni coscienza umana davanti alla potenza del capitalismo rappresentata qui dalla vecchia signora.

Ernesto ParisiUfficiale giudiziario/I mariti


Il cieco è un uomo, che ormai non è più tale; ha perso la sua caratteristica maschile, si può dire che è un uomo senza «spina dorsale», ma si sottintende ben altra mancanza, ha perso anche la vista ed è così tornato ad uno stato quasi infantile.
E’ come se non avesse più la capacità di pensare, e questo lo rende come un automa: può solo obbedire agli ordini della sua padrona; è felice se riceve una caramella ed è infelice se gli viene tolta. E’ in balia della sua padrona e ne ha paura.
Vive in un suo mondo privato fatto di piccole soddisfazioni, mangiare: «cotolette e prosciutto. Tutti i giorni! Tutti i giorni!»

Paolo PollioIl cieco Loby (Iacopo Hühnlein)


Il giornalista-fotografo è un classico giornalista senza idee e rompiscatole che non sa fare altro che mettere lo zampino nelle idee e nel lavoro degli altri.

Paolo PollioSecondo Giornalista