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Dürrenmatt nella Visita della vecchia signora utilizza un dispositivo narrativo notevolmente affidato alla definizione del paesaggio sonoro delle scene, non come elemento ambientativo, bensì come ricerca di una condizione, di un timbro espressivo, voce tra le voci dell’impianto drammaturgico.

Così come di consueto avviene in una sceneggiatura cinematografica, le varie scene prevedono un’accurata descrizione dell’humus e delle condotte acustiche dei personaggi. Non è un caso se proprio da alcuni suoi romanzi siano stati tratti diversi film (La promessa, diretto da Sean Penn con protagonista un Jack Nicholson), e la stessa Visita della vecchia signora che vanta, tra l’altro, una versione senegalese in wolof di Diop Mambety.

Ad ulteriore conferma della matrice sonora nella scrittura di Friedrich Dürrenmatt c’è da ricordare il libretto d’opera in tre atti dello stesso autore tratto proprio dalla Visita della vecchia signora per la musica di Gottfried von Einem, col titolo originale Der Besuch der alten Dame. Questo caso esemplare di Literaturoper del Novecento europeo va in scena nel 1971 allo Staatsoper Wien ma presto entra nei cartelloni di numerosi teatri internazionali, anche grazie ad un coinvolgente tessuto musicale che mescola, in modo originale, diverse matrici stilistiche che riprendono la forza ritmica di Stravinsky coniugandola con la causticità tematica di Weill e la complessità armonica di Richard Strauss.

La visita della vecchia signora contiene chiari spunti sonori. La sola lettura del testo coinvolge l’orecchio verso un preciso paesaggio che emerge, con dovizia di particolari, dalle didascalie o dalle battute stesse del copione. Gradualmente affiorano diversi piani: dalla fonicità del campo verbale alla scansione battente e ritmica dei dialoghi; dalle impronte sonore delle scene alla presenza di versi per i cori. Tutta una varietà di elementi che delineano un particolare timbro del testo da cui partire per realizzare la composizione delle musiche di scena originali.

Ancor prima che si levi il sipario e vengano pronunciate le prime battute, Dürrenmatt introduce dettagliate indicazioni sull’ambiente sonoro: <>. Da subito l’autore cala i personaggi in una precisa condizione rumorale, la stazione ferroviaria di Güllen nella concitata attesa degli abitanti di un ospite d’eccezione, che influenza inevitabilmente i comportamenti e, di conseguenza, la stessa recitazione: <>

Nella scrittura delle musiche per questo lavoro ho ripreso – in accordo col regista Pugliese che ha costruito in tal senso un’articolata partitura di suoni informali prodotti dal vivo dagli attori – il paesaggio sonoro della stazione nella composizione di apertura: il tema del Treno è infatti accompagnato da un tamburo rullante che simula proprio la scansione delle rotaie di un treno, alternando figurazioni ritmiche diverse.

La componente musicale presente nella scrittura di Dürrenmatt comprende anche altri piani sonori suggeriti dall’autore con l’indicazione di precisi stili, dei loro organici e del loro carattere: così la banda di Güllen esegue in omaggio della benefattrice Claire una musica solenne, mentre il coro misto le dedica una canzone popolare, o, ancora si ascolta un motivo popolare armeno tanto caro ad uno dei numerosi mariti scomparsi della donna.

Ma, l’aspetto più interessante del testo riguarda la funzione drammaturgica a contrasto che l’autore conferisce alla musica per sottolineare la paradossalità di una condizione. Così, ascoltando in un clima tragico una spensierata musica di repertorio o un motivetto allegro emergono con forza espressiva difformità, scarti tra due diverse condizioni. Quella miserevole e precaria degli abitanti di Güllen e quella opulenta e aggressiva di Claire. Ne risulta un clima grottesco di forte impatto comunicativo. Come in una vignetta satirica delineata dai pochi tratti marcati di inchiostro, e Dürrenmatt, come si sa, aveva una parallela vita creativa proprio nel campo pittorico, scaturiscono spigolosità, incongruenze, senza per questo rallentare o appesantire ideologicamente il flusso narrativo.

Accogliendo questa linea poetica proposta da Dürrenmatt sono stati composti gli altri temi musicali dello spettacolo – il Tema di Claire, Felici noi, La marcia solenne per banda e quella Funebre, il coro finale Viva felice – con l’intento di sostenere quella matrice noir presente in questo lavoro. Tanto noir da produrre una modificazione dei comportamenti umani della piccola comunità di Güllen trasformando i suoi abitanti in grottesche figure caricaturali che, come scrive Peppard, da «vittime della povertà» diventano «prigionieri della prosperità».

Pasquale Scialò