La visita della vecchia signora – note

La sfida teatrale che mi pone il testo di Dürrenmatt mi si prospetta di grande interesse: come arrivare alla tragedia dei significati attraverso il paradossale dipanarsi della vicenda e il grottesco di quei magnifici personaggi?

Come far giungere al pubblico la complessità della dialettica fra sviluppo economico e potere del denaro da un lato, ed etica individuale e collettiva dall’altro? Come addentrarsi nei meandri di un fato ancestrale senza tradire i veicoli del ridicolo utilizzati dall’autore nella sua scrittura?

Come interpretare il contrapporsi del percorso della vittima designata a quello della collettività?

Come affrontare la tematica del tradimento di cui tutto il testo è permeato? (Chi tradisce chi? Alfredo Ill, in gioventù, tradisce la Zachanassian, così come giudici corrotti e falsi testimoni tradiscono la Giustizia nel paese di Güllen. Ma gli stessi abitanti di Güllen tradiranno Alfredo Ill, che da carnefice diventa vittima, e che nella sua solitudine angosciata finisce per accettare rassegnato la sua colpa, quindi il suo destino).

E come disegnare la complessità simbolica della Vecchia Signora nell’arco del suo imperscrutabile ed ineluttabile cammino?

Ma soprattutto come restituire sulla scena quel tessuto di ritornanti nostalgie, di mesta poesia che traspare dall’amaro e terribile sentimento amoroso della signora, al di là di ogni e qualsiasi simbologia…

La risposta viene da un appunto di Dürrenmatt:

« La visita della vecchia signora è una storia che si svolge in una cittadina in qualche parte dell’Europa centrale, scritta da uno che non si distanzia affatto da questa gente e che non è sicuro che egli agirebbe diversamente: che altro vi sia nella storia non c’è bisogno di dirlo qui, né di rappresentarlo sul teatro…

…io descrivo uomini non marionette, un’azione, non un’allegoria, presento un mondo, non una morale, come mi si attribuisce talvolta di fare, anzi non cerco neanche di porre il mio lavoro al confronto col mondo, perché ciò avviene automaticamente fintantoché nel teatro esiste anche il pubblico…

La vecchia signora è un dramma crudele, ma proprio per questo deve essere rappresentato non crudelmente, ma nel modo più umano, con tristezza ma non con ira, ma anche con umorismo, poiché niente è più dannoso che un’ottusa serietà per questa commedia che finisce tragicamente….»

Ho affrontato la regia di La visita della vecchia signora con un impegno ed una forza nuovi soprattutto perché amici di sempre, a cui sono legato da tanto teatro condiviso e da profondo affetto, hanno voluto affidarmela in un momento particolare della mia vita. Avrà per me un valore diverso.

Armando Pugliese