Madre coraggio – musica

Brecht e Dessau, qui e ora

L’esperienza inizia con un intenso laboratorio nel luglio dello scorso anno a Prato, con un gruppo di giovani attori, molti dei quali con una buona propensione anche per il canto. Con l’attiva presenza di Cristina Pezzoli. Un laboratorio esperienziale in cui i partecipanti provano a sonorizzare diverse condizioni emotive, attraverso una produzione sonora informale che si avvale del corpo e di qualsiasi oggetto sonoro disponibile.

Tutto ciò per prepararsi alla messinscena di Mutter Courage und ihre kinder di Bertolt Brecht con una sensibilità contemporanea che si avvale della lingua teatrale di Antonio Tarantino, a partire dalla traduzione di Roberto Menin.

E le musiche? Visto che il teatro di Brecht è fondativamente tra i più sonori del Novecento, non solo perché alcuni testi sono dei veri e propri libretti d’opera, o per la costante presenza di canti scenici alternati alla prosa, ma anche per la specifica “funzione gestuale” che viene attribuita alla musica. Come affrontare oggi questa stimolante questione?

La partitura originale di Madre Courage è stata composta da Paul Dessau. Una musica timbrata, che alterna l’uso del cembalo barocco ai suoni militari di trombe e percussioni, con la presenza di song poco diffusi, tranne qualche incisione di Gisela May.

Come conciliare queste peculiarità così ‘tedesche’ con le esigenze espressive di questa messa in scena che vede come interprete di Anna Fierling l’attrice Isa Danieli, corpo e voce mediterranea, con una vocalità graffiante, capace insieme di crudeltà e di amara comicità?

Come uscire da quest’empasse ‘brechtianamente’, senza cioè snaturare il senso profondo e condiviso della sua poietica teatrale? Come realizzare quella ‘praticabilità’ e ‘funzionalità’ musicali, criteri tanto cari a Brecht in contrapposizione alle tradizionali categorie estetiche del bello?

Si sa, Brecht amava Bach. Anzi, sosteneva che certe sue opere, come le Passioni, costituivano dei significativi esempi storici di musica gestuale, che è alla base per la nascita della tecnica di straniamento. Come ricorda il compositore Hanns Eisler, che ebbe un ruolo centrale nella formazione culturale e politica del drammaturgo, Brecht si faceva suonare e cantare svariate volte il recitativo dell’evangelista dalla Passione secondo San Giovanni che recita: «“Gesù attraversò con i suoi allievi il fiume Kadron. Lì c’era un giardino. Gesù e i suoi discepoli vi entrarono.” Qui si racconta dunque così la Bibbia. Tra l’altro la parte del tenore è molto acuta (Eisler imita) […] È impossibile cantare in modo poco espressivo il che impedisce ampollosità e sentimentalismo. Vengono semplicemente riferiti i fatti! […] Per Brecht questo era un modello di musica gestuale. Infatti lo è. »

Oltre alla musica colta, Brecht apprezzava, e ascoltava con grande interesse, anche la produzione di matrice etnica come quella turca, cinese, algerina, insieme alla musica di consumo. Gran parte dei compositori coi quali collabora, in particolare Kurt Weill, usa infatti riprendere e distorcere, per fini scenici, la musica d’uso di quel periodo, la cosiddetta Gebrauchsmusik. Tanghi, foxtrot, ballad, charleston vengono sottoposti a quell’etica della sottrazione che limita sentimentalismi, eccessi di gratuita emotività, allo stesso modo di quanto avviene, così programmaticamente, nelle opere teatrali di Mozart che, non a caso, rappresenta l’altro compositore tedesco amato da Brecht.

Partendo dalla condivisione di queste condotte musicali, come procedere oggi?

Abbiamo deciso di provare a perlustrare il paesaggio sonoro di Madre Courage e della guerra con la sensibilità del nostro tempo. Poi, ri-componendo i diversi song, con materiali eterogenei, articolati e polistilistici, che non si inscrivono nell’azione, ma che esprimono un punto di vista esterno. Che rappresentino un momento di discontinuità, anche grazie all’utilizzo di forme sonore temporalmente distanti dai fatti di Madre Courage: valzer, rap, installazioni sonore lancinanti al posto di madrigali, mottetti o sonate per cembalo. E con il continuo interrogativo: cosa e come avrebbero fatto anche Brecht e Dessau se fossero vissuti qui e ora?

Pasquale Scialò

Hanns Eisler, Con Brecht, intervista di Hans Bunge (a cura di Luca Lombardi), Roma, Editori Riuniti .Interventi, 1978, p. 38