Quando torna la primavera – recensioni
Corriere della Sera, 23 luglio 2002
…Il tema della solitudine è il nodo centrale degli spettacoli in programma al Todi Festival, che si è aperto l’altra sera con una novità del settantenne autore inglese Arnold Wesker, interpretata da Simona Marchini e Luigi Diberti, per la regia di Memè Perlini. Applausi per «Quando torna la primavera», questo il titolo dello spettacolo: la storia di una matura signora piccolo – borghese, Matty, che si innamora di un attempato pittore, Mark, ormai in declino. Dice la Marchini: «L’argomento è attualissimo: la mancanza di coraggio nell’affrontare se stessi, ma soprattutto la voglia di sentire ancora, in ‘vecchiaia’, la vita pulsare nelle vene»….
Emilia Costantini
Il Messaggero, 23 luglio 2002
…Successo pieno per la prima del ‘Todi Arte Festival’ con Simona Marchini e Luigi Diberti in scena ad interpretare il nuovissimo e bellissimo testo di Arnold Wesker ‘Quando torna la primavera’. La regia intelligente di Memè Perlini e le scene di Bruno Buonincontri hanno reso avvincente questo strano rapporto che nasce tra una lei dalla ‘vita riposata’ ed un burbero lui preoccupato ad ‘accumulare pettegolezzi del sapere’. Una messa in scena che con pochi elementi ha ricreato ambienti di vissuto quotidiano.
Lo spettatore è stato guidato nella vicenda anche attraverso le registrazioni della lettura fatta dalla protagonista dell’autobiografia del partner. E’ l’incontro di due mondi diversi. Quello di una casalinga che ha rinunciato agli studi di pianoforte per una più tranquilla vita da moglie, poi miseramente fallita, quello di un pittore di fama, ormai però avviato sul viale del tramonto. Ottima la prova di Diberti calato nei panni dell’artista, di cui ha saputo far emergere tutti i tic e le stravaganze, ben corrisposto da una Marchini in piena forma, che ha riempito e padroneggiato la scena.
Alla fine soddisfatto il pubblico che ha riempito sala e palchi….
Luigi Foglietti
La Nazione, 23 luglio 2002
… Qui avvampa il desiderio di Matty, lasciata dal marito e costretta a contare giorni sempre troppo uguali a se stessi, di conoscere Mark, artista che ha appena dato alle stampe l’autobiografia. Sarà una rete paziente, un tessuto di domande e risposte in una scena divisa in due con sovrana intelligenza da Bruno Buonincontri, autore anche dei costumi. Matty è un insieme di emozioni, non si eleva da uno standard color grigio fumo, ha impennate improvvise, voglia di libertà, di squarci azzurri, di ali da conquistare. Ma l’orizzonte è basso ed il cocktail che ne risulta è fatto di ingenuità, candore, interrogativi presto cancellati, voglia di spezzare gli schemi. Personaggio difficile, irto di contraddizioni, di inquietudini appena accennate, di sorrisi e di frizzi oltre le righe con una maiuscola prova di Simona Marchini che raggiunge l’identificazione totale, un’appropriazione straordinaria, un trapassare di umori come il cielo di primavera diviso tra carovane di nuvole e squarci improvvisi di azzurro. E dall’altra parte replica Diberti con una prova a tutto tondo, maiuscola, sofferta, intensissima. Li ha diretti, i due magnifici protagonisti, Memè Perlini che alla fine ha avuto la sua buona dose di consensi.
E’ teatro di parola, quel che accade è nell’animo e dev’essere reso con il mutare delle espressioni, il lampeggiare degli occhi (si chiede perdono: soprattutto quelli di Matt – Simona), la gestualità e il dinamismo….
Mimmo Coletti
La Repubblica, 30 luglio 2002
…Quando torna la primavera, nell’originale Groupie, la storia quasi autobiografica che ci propone il vecchio Arnold Wesker, lasciando l’impegno di un tempo per concentrarsi sui problemi dell’Io: un pittore in crisi depressiva trova per caso nell’insistente corrispondenza di una fan estrosa ed entusiasta, a sua volta ingrigita ma traboccante di vitalità, un rapporto in grado di scuoterne l’inerzia rassegnata. L’aspetto bizzarro sta nelle provocatorie lettere d’attacco della donna che risvegliano a fatica l’irsuto orso sorpreso; ma anche lo scattare della trappola sentimentale serba alla coppia matura capriole imprevedibili sostenute con spiritosa adesione dagli interpreti. Simona Marchini riesce infatti a dribblare i suoi cliché snobistici con sprazzi di vivacità vera, come quella che il bravo Luigi Diberti cava dalla scorza scontrosa con guizzi memori dei suoi bei giorni giovanili. E il recuperato Memè Perlini dirige attento ad alternare i pezzi dal vivo e le registrazioni epistolari, un po’ troppo su di tono, tra un accumulo di riproduzioni pittoriche ordinate da Bruno Buonincontri intorno a una surreale cucina verticalizzata, nell’infuriare di una colonna sonora che ha per opposti estremi Federico Chopin e Tom Waits….
Franco Quadri
Corriere del Mezzogiorno, 20 dicembre 2002
… Due percorsi lontanissimi che si incrociano. Due vite, per certi versi opposte eppure legate dal filo sottilissimo della solitudine e del bisogno d’amore. Due inconciliabilità che finiranno con l’attrarsi reciprocamente grazie ad un fittissimo carteggio, antico nei modi eppure attualissimo nei contenuti. …I due attori (Simona Marchini e Luigi Diberti) appaiono perfettamente assortiti, lei in grado di regalare leggerezza a tutte le fasi anche più drammatiche del confronto. Lui orso quanto basta, invece, rivela lo spessore dei propri sentimenti solo alla fine quando chiederà alla donna di posare per lui….
Stefano de Stefano
Il Mattino,20 dicembre 2002
… Le pareti sono letteralmente tappezzate di quadri celebri … È un enorme quadro anche il tavolo da pranzo … e ci sono macchine per scrivere che vanno e vengono, a parte il loro ticchettio utilizzato, a tratti, in funzione di vera e propria colonna sonora. … basterebbero già questi elementi a dire dell’intelligente inventiva messa in campo da Memé Perlini, regista dell’allestimento di «Quando torna la primavera» di Arnold Wesker … in perfetto accordo con lo scenografo Bruno Buonincontri, che firma pure i funzionali costumi … Altrettanto giusta, quindi, si rivela la prova godibile offerta dai due interpreti in linea con l’impostazione della regia: in particolare, Simona Marchini risulta addirittura sorprendente, perché – liberandosi una buona volta dei suoi gigionismi «arboriani» – disegna di Matty un ritratto improntato a una verità umana tanto corposa quanto agile e variegata; mentre Luigi Diberti presta all’«orso» poi ammansito Mark tutto il suo bagaglio d’esperienza e d’umorosa partecipazione.
Enrico Fiore
Roma, 21 dicembre 2002
… Luigi Diberti, attore d’esperienza, che egli adopera al meglio nell’autoritrarre il suo personaggio, burbero e dolce, iracondo eppur capace di slanci emotivi commoventi. Simona Marchini è invece una piacevole sorpresa, la sua Matty è una delicata fusione di candore fanciullesco ed esperienza, attraente vitalità e tenacia. La regia di Memé Perlini è a tratti camaleontica, nel senso che asseconda il testo con didascaliche soluzioni estetiche, ma ricca d’inventiva e ben calibrata sui due interpreti. Ed al pubblico sembra che ‘Quando torni la primavera’ sia davvero piaciuto.
Il Giornale di Sondrio, 29 marzo 2003
‘Quando torna la primavera’ ha mantenuto quanto prometteva. Il testo mette in scena una situazione meno singolare di quanto si possa credere: l’incontro epistolare di due persone… Tutte le emozioni che possono scaturire dalla conoscenza fra due anime sole messe in sena: l’iniziale prudenza, la trepidante attesa, la delusione dell’incontro reale, lo scontro, la passione… Con un finale sereno, incoraggiante, ma tutt’altro che banale: la fresca, calda risata di Simona Marchini, volta a dirci che senza un pizzico di pazzia, di ironia, di entusiasmo, nessun rapporto può stare in piedi a lungo….
Marco Valenti
La Provincia, marzo 2003
Un ottimo testo, una traduzione all’altezza, la regia di Memé Perlini e due attori assai bravi conducono a buon porto. … Uno spettacolo riuscito, cui la regia di Memé Perlini aggiunge la capacità di far muovere gli attori come in un castigato balletto. Antica attitudine di un teatro di grande mimica … Gli attori assecondano questo gioco del regista con consumata perizia. Simona Marchini ha vastissime capacità professionali … E poi Luigi Diberti, meno conosciuto ma che ha sempre fornito prove di robusta tenuta anche sul piano poetico.
Carlo Mola
Il Messaggero, 1° aprile 2003
… Andateli a vedere, la Marchini e Diberti, mentre costruiscono un rapporto fra i cocci e le cornici delle scene di Bruno Buonincontri. Lasciano gustare al pubblico, in tutta normalità, le tappe del sentimento forte e sereno che matura fra adulti, che comunica solidità e insieme allegria, fede nella vita ed energia dello stare insieme, magari imparando a guardare un quadro. Merito di Wesker, innanzitutto. Ma Perlini lo serve bene, manovrando gli attori in una dimensione allusiva che comunque riesce a ‘sembrar vera’: la schermaglia di coppia, senza mai scendere nella novela regala tenerezza, rossori, sogni, liti e riappacificazioni dalla valenza concreta, epidermica, familiare. Il significato intimo della commedia è, senza dubbio, la sconfitta della solitudine. Niente male, se consideriamo le spinte centrifughe che quotidianamente allontanano, gli uni dagli altri, gli esseri umani. Wesker, insomma, invita alla speranza. Viva Wesker.
Rita Sala