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Art

di Yasmina Reza

All’amicizia maschile, sentimento generalmente considerato puro, autentico, naturale, goliardicamente semplice, viene data una bella scartavetrata da Yasmina Reza. Una donna, quindi, che sbircia in una serata di tre vecchi amici, uomini fatti, divertenti, simpatici...

in coproduzione con Nuovo Teatro s.r.l.
traduzione Alessandra Serra

con
Alessio Boni, Alessandro Haber, Gigio Alberti

regia Giampiero Solari
scene Gianni Carluccio
costumi Nicoletta Ceccolini
luci Marcello Iazzetti

Trama

All’amicizia maschile, sentimento generalmente considerato così puro, così autentico, così naturale, goliardicamente semplice, anche così sacro, specie in Italia, viene data una bella scartavetrata da questa autrice francese,Yasmina Reza.
Una donna quindi.
Che sbircia in una serata di tre vecchi amici, uomini fatti, divertenti, simpatici, folgoranti nelle loro battute, ognuno con una storia sentimentale non facile alle spalle, (i rapporti con l’altro sesso non sono mai facili si sa) per vedere se davvero l’amicizia tra uomini sia questa specie di Paradiso terrestre dove ognuno ritrova se stesso e se stesso riesce ad essere.
E la risposta è no.
Non è così.
Basta un minimo pretesto, in questo caso l’acquisto da parte di Serge di un quadro bianco per dare il via ad uno scontro feroce tra i tre.
Dove si svelano debolezze e meschinità.
Dove emerge come il bisogno di affermare se stessi per dare una ragione al proprio esistere sia alla base di tutti i rapporti.
E se il finale sembra ricondurre ad un lieto fine, ad una riconciliazione, ad una amicizia rivitalizzata e rinnovata, la Reza lascia in realtà aperta una questione non semplice.
È davvero la sincerità il modo migliore per far durare un rapporto?
O non piuttosto una giusta dose di menzogna?

Lo spettacolo presentato da Gigio Alberti

Note di regia

Un quadro bianco, pagato molto.
Scattano le reazioni degli amici di chi lo ha comprato.
Esagerate, forse guidate dalla passione, dall’amicizia.
L’amicizia.
Il passaggio di un’esistenza insieme. Soli.
Creando alleanze. Due contro uno. Altri due contro uno.
Si provoca violenza nei rapporti. Violenza.
Il tutto accade, forse, inconsapevolmente, dentro il quadro bianco.
Forse è così, tutta la vicenda, le discussioni appassionate, le verità, le bugie, le alleanze, le insicurezze, tutto accade dentro il quadro bianco.
Come un passaggio dentro un quadro bianco.
Il paradosso del testo fa in modo che ci si rida sopra. Con ironia, con affetto, una risata in cui ci si riconosce.
L’apparente satira sull’arte contemporanea diventa la finestra per entrare in un meccanismo di rapporti sull’amicizia.
Il tutto… dentro un quadro bianco.
Dentro.
Dopo esserci passati…. ci si confonde con il paesaggio e si sparisce.

Giampiero Solari


Autore

Yasmina Reza, commediografa e scrittrice francese ha cominciato la sua carriera come attrice, recitando in diverse piéces classiche e contemporanee. Nel 1987 ha scritto Conversations après un enterrement che le è valso il premio Molière come miglior autore, il premio Nuovi Talenti della SACD, il premio della Fondazione Johnson, ed è stato successivamente rappresentato in Europa e in Latinoamerica. Esce nel 1989 il suo secondo lavoro, La traversée de l’hiver che le è valso un premio Molière, e successivamente L’homme du hasard che è stato messo in scena con successo in Inghilterra, in Francia, in Scandinavia, in Germania e a New York. Ma è il 1994 che la consacra al grande pubblico, anno nel quale scrive la sua piece più famosa, Art, commedia che vince due premi Molière (come miglior spettacolo e come miglior autore) e che viene tradotta in più di 30 lingue, facendo il giro dei teatri di tutto il mondo. La produzione londinese di Art ad opera della Royal Shakespeare Company ha ricevuto il premio Olivier e il premio Evening Standard. Nel settembre del 1997 esce Hammerklavier e poco dopoDésolation, il suo primo vero e proprio romanzo. È del 2000 Trois versions de la vie. Si sono poi succeduti diversi successi teatrali Une pièce espagnole (2004), in libreria Nulle part (2005), Dans la luge d’Arthur Schopenhauer (2005) messo in scena da Frédéric Bélier-Garcia nel 2006, l’adattamento di La metamorfosi di Kafka portata qualche anno fa a Spoleto da Roman Polanski e la sua ultima commedia Le dieu du carnage (2007). Le dieu du carnage (Il Dio della Carneficina) si è rivelato un successo internazionale e in Inghilterra ha vinto il prestigiosissimo premio Olivier 2009 come Migliore Commedia. La sua ultima opera letteraria è L’Aube le Soir ou la Nuit, del 2007, scritta dopo un anno dalla campagna elettorale di Nicolas Sarkozy, in cui racconta in forma drammatica la conquista dell’Eliseo da parte del nuovo Presidente. L’opera ha inevitabilmente sollevato molte polemiche in Francia.


Interpreti

MARC di Gigio Alberti

Marc è un uomo senza mezze misure, duro, o bianco o nero, o con me o contro di me, uno che si spezza ma non si piega, che è sempre meglio la verità detta in faccia, anche se fa male, uno che non ha paura di essere ‘antipatico’ in un mondo di persone che cercano di farsi accettare facendo ‘i simpatici’, uno sempre controtendenza, provocatore, fuori riga.
Nemico di ogni moda, specie di quelle artistiche, che lanciano nuove tendenze ogni momento nel tentativo di scimmiottare una vivacità culturale, nemico della ‘buona società’ borghese. Nemico, e questo è il suo problema, quasi di tutto.
Perché il tentativo (sacrosanto! datemi un lanciafiammeee!)di opporsi a tutto ciò che c’è di fasullo intorno a noi rischia di portare all’immobilismo. Al cinismo. Al non saper più cogliere in niente un movimento vivo ed autentico che ci possa arricchire. (Di questo lo accusa giustamente Serge) Anche perché di questo suo essere contro, come spesso accade, Marc ne ha fatto una ragione di vita, una giustificazione alla propria esistenza, il suo ‘segno’.
È lui con il suo gruppo di amici contro tutti.
E quando si sente tradito dall’amico che spende una cifra spropositata per un quadro bianco è tutto il suo mondo a crollare.
È la sua stessa esistenza ad essere messa in discussione.
Se esisti solo per essere ‘contro’, se esisti solo per quello che rappresenti e non per quello che sei, ogni cedimento, anche minimo, nelle tue posizioni è già la fine.
Non può essere accettato.
Solo nella ricomposizione finale dell’amicizia Marc capirà, forse, che vivere non è lasciare segni, ma attraversare uno spazio bianco e scomparire.


SERGE di Alessio Boni

‘Serge è un dermatologo, in un periodo molto delicato della sua vita, divorziato con figli, probabilmente sta mettendo tutto in discussione e cerca abbastanza disperatamente di essere accettato dall’Elite della società in cui vive ed essendo amante dell’arte pensa di assurgere a questo gradino ‘superiore’ frequentando l’ambiente dell’arte contemporanea, fino a quando non riesce ad acquistare un quadro che insegue da parecchi mesi, un quadro bianco, costosissimo, il giocattolo nuovo da mostrare agli amici e di cui vantarsi, un segno visibile con il quale vuol far capire che le cose sono cambiate.
Credo che Serge sia il burattinaio di ‘Art’ ,perché si assume ,consapevolmente, la responsabilità di un ‘assassinio’: quello della parità: L’arrivo di questo quadro da 200.000 euro sconquassa l’amicizia e segna la fine dell’unione di questi tre uomini, poiché è stato proprio lui a decidere di rompere il patto dell’uguaglianza, e così le regole non scritte dell’amicizia cominciano a sgretolarsi e le famose affinità elettive non trovano più il loro equilibrio.
Serge avverte la necessità di un cambiamento, perde la propria innocenza con un atto prosaico, brutale, comincia a frequentare conoscenti altezzosi, dimenticando i suoi amici (soprattutto Marc e Ivan), si circonda di cose ,la dove prima c’erano affetti.
E’ un adulto irrisolto, nel matrimonio, nel rapporto con i figli, con gli amici.
Per sfuggire all’ultima non risoluzione ,quella con se stesso, cerca disperatamente la comodità di un Dio, lo trova nell’artista e nella sua opera, uno spazio bianco in cui riesce a leggere se stesso e nient’altro.’


YVAN di Alessandro Haber

Yvan ha la pazienza dell’uomo mite. Dell’uomo mite ha la collera debordante, spropositata ed inopportuna tipica di chi ha scelto, per vocazione o inettitudine, di mediare, di fare da paciere, di imporsi come presenza silenziosa, punto di equilibrio tra due caratteri fortissimi, competitivi e discordanti quali Marc e Serge.
Yvan ha la tenera debolezza di chi non è nato per essere trascinatore, del giocatore che non sa impostare ma è capace di giocare solo di rimessa. Non crea la propria vita, si adatta alla propria vita, non la sceglie, viene scelto, quasi sempre per ultimo, ultima risorsa sicura ed affidabile, l’amico che ci sarà sempre poiché contempla con terrore l’idea di distruggere rapporti non creati da lui ed ai quali non è indispensabile.
Yvan vive la solitudine dell’incassatore, di chi sa prenderle ma non sa darle, considera le relazioni umane (con la madre, la sua fidanzata Catherine, i suoi amici Marc e Serge) come un rifugio e non un terreno su cui combattere, su cui affermare i propri sentimenti, la propria volontà di dimostrarsi unico, superiore.
Yvan non ha pregi, se non uno; la sua sconfinata bontà, un grande cuore che gli consente di commuoversi con un’innocenza adolescenziale di fronte ai fatti della vita sua e degli altri. Ma piange da solo, sempre. Qualcuno direbbe che si tratta dell’auto consolazione di un miserabile. Qualcun altro, ed io sono tra questi, direbbe che gli uomini veri piangono solo quando sanno di non avere attorno nessuno che li possa guardare.


Curiosità

Nel corso della tournée 2011-2012, gli attori Gigio Alberti Alessio Boni e Alessandro Haber si sono resi promotori di un’importante iniziativa di beneficenza. 

Ogni sera, al termine delle recite dello spettacolo, gli attori realizzano un quadro che viene regalato al pubblico presente in sala in cambio di una donazione a favore del CESVI Fondazione ong e onlus.

info: www.cesvi.org

In alcune piazze il ricavato viene devoluto, invece, come nella precedente stagione teatrale a favore della Linea Verde Alzheimer dell’AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer).

info: www.alzheimer-aima.it


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