Il Discepolo del Diavolo

di George Bernard Shaw

con
Nello Mascia, Nuccia Fumo, Franco Iavarone, Paolo Falace, Nunzia Greco, Mascia Musy, Gianni Parisi, Espedito Giaccio, Antonio Intorcia, Nicole Miletti e la partecipazione di Duilio del Prete

scene e costumi Firouz Galdo
musiche Pasquale Scialò
regia Luca De Fusco

 

prima assoluta 10 luglio 1992 a Villa Campolieto in Ercolano (NA)
nell’ambito del VII Festival delle Ville Vesuviane – Progetto ‘700

Il discepolo del diavolo di George Bernard Shaw (1897) ha una trama densa di avvenimenti e colpi di scena che fa pensare all’opera (l’autore stesso la definisce “melodramma”) o al grande film avventuroso (ne fu tratto infatti un film nel 1959 con Kirk Douglas, Laurence Olivier e Burt Lancaster diretti da Guy Hamilton e Alexander Mackendrick).
Dick Dudgeon è un giovane maledetto, dedito alla delinquenza e additato da tutti al pubblico disprezzo, non a caso il suo soprannome è “il discepolo del diavolo”. Siamo negli Stati Uniti nel 1777, in un piccolo paese coinvolto nella guerra d’indipendenza degli Americani. In una circostanza puramente casuale, Dick viene arrestato dalle guardie inglesi che lo credono il pastore Anderson, guida spirituale della comunità con cui lo stesso Dick è sempre in contrasto.
Imprevedibilmente egli si presta allo scambio di persona e non protesta la sua innocenza, lasciandosi invece docilmente condurre in carcere. Questo nobile gesto suscita due reazioni apparentemente opposte nel pastore Anderson e nella sua graziosa moglie Judith.
Lei infatti interpreta il gesto di Dick come una prova di passione nei suoi confronti e passa dall’odio moralistico all’amore per lui; il pastore, invece, appena appresa la notizia, fugge precipitosamente suscitando il disprezzo della donna che si disamora del marito. Durante la detenzione Dick mantiene una “posa” ironica verso la morte che l’attende, apparendo a Judith sempre più eroico e dignitoso.
Egli la delude, però, rivelandole che non è per amor suo che egli si è sacrificato al posto del pastore.
Durante un tragicomico processo, Dick fa di tutto per farsi condannare in fretta e scherza sarcasticamente con un generale dandy (il generale Burgoyne, personaggio storico realmente esistito) il quale appare preoccupato dei sempre maggiori successi dei ribelli e accetta da loro un armistizio. Dudgeon, svelato nella sua vera identità dalla passione irrefrenabile di Judith, viene condannato a morte.
L’ultima scena presenta un nuovo, completo ribaltamento: Dick sarà salvato dal capo dei ribelli che si rivelerà essere proprio il pastore Anderson; la povera Judith sarà di nuovo costretta a cambiare opinione.
Dentro la confezione del melodramma popolare a forti tinte, Shaw costruisce una sinfonia di sfumature che fanno della commedia una miniera di significati da scoprire, dal tema del doppio a quello del fanatismo, del puritanesimo del trasgressore della società. Ma la commedia è soprattutto un atto di fiducia nella letteratura, nella possibilità – in un teatro alle porte del novecento – di raccontare ancora una storia appassionante come raramente in scena capita di vedere.