Uomo e Galantuomo – note di regia

Non sono un eduardologo, e non avevo mai messo in scena prima d’oggi un testo di Eduardo.
“Uomo e Galantuomo” lo conoscevo per averlo recitato da ragazzo (Eduardo era molto generoso con i giovani filodrammatici partenopei) e in una versione per soli uomini, come si usava allora nelle scuole dei gesuiti.
Ricordo che Bice e don Alberto non erano amanti, ma cugini, di sesso maschile, fuggiti da un convitto.
Riguardando adesso questa commedia con più attenzione e cognizione, mi sembra di poter azzardare un piccolo contributo alla lettura del teatro eduardiano del periodo giovanile: i primi anni venti. Direi che ci troviamo di fronte a un Eduardo trilaterale, con un lato napoletano, uno parigino e uno americano. La grande matrice del teatro comico napoletano irrompe nel primo atto con la lunga scena delle prove in albergo, una delle più irresistibili e perfette che mai, a mio avviso, siano state inventate. L’Eduardo parigino mi pare possa ravvisarsi invece negli stereotipi del secondo, un po’ Feideau e un po’ Labiche con qualche schizzo di pomodoro; il lato americano nel terzo, con la dinamica gag dei tre bicchieri di acqua e amarena che forse rimanda a Charlot, Harold Lloyd ed altri maestri del cinema comico hollywoodiano di quegli anni.
Ugo Gregoretti