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Rosencrantz e Guildenstern sono morti

di Tom Stoppard

Francesco Pannofino, Francesco Acquaroli e Paolo Sassanelli straordinari interpreti di una farsa sull'esistenza umana

di TOM STOPPARD

 

con FRANCESCO PANNOFINO

FRANCESCO ACQUAROLI

PAOLO SASSANELLI

 

e con ANDREA PANNOFINO

CHIARA MASCALZONI

 

scena LUIGI FERRIGNO

 

regia

ALBERTO RIZZI

 

DEBUTTO NAZIONALE
03 – 04 luglio 2025 Teatro Romano di Verona
FESTIVAL SHAKESPEARIANO dell’Estate Teatrale Veronese

 

in collaborazione con
Ippogrifo Produzioni e Comune di VeronaEstate Teatrale Veronese

 

in accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di United Agents Ltd

 

Tom Stoppard, Rosencrantz e Guildenstern sono morti, traduzione di Lia Cuttitta, pubblicato in Italia da Sellerio editore

 

 

 

* Le foto di Francesco Pannofino sono di Andrea Ciccalè

** La foto di Francesco Acquaroli è di Emanuele Menduni

Un cast d’eccezione Francesco Pannofino e Francesco Acquaroli nei ruoli di Rosencrantz e Guildenstern, due perfetti clown/avventurieri, capaci di rendere indimenticabili, ancora una volta, questi due personaggi straordinari. Accanto a loro, Paolo Sassanelli, interprete ideale per guidare con ironia, carisma ed allegria la compagnia di comici erranti.

Ho sempre pensato che fosse geniale l’idea di Tom Stoppard di spiare l’Amleto dal buco della serratura, di guardarlo attraverso i due clown, i due guitti, Rosencrantz e Guildenstern, e di trasformare la più grande tragedia di tutti i tempi in una farsa sull’esistenza umana. Penso che il testo abbia avuto, in tutti questi anni, grande fortuna e sia molto amato proprio per la freschezza dei dialoghi, l’arguzia delle trovate sceniche, la capacità di prendere due personaggi secondari dell’opera di Shakespeare e di farne i protagonisti di una storia divertente ed esistenziale.

Con questo allestimento vorrei presentare al pubblico italiano uno spettacolo nuovo, divertente, che mescoli l’umorismo inglese di parola, alla comicità fisica della Commedia dell’Arte. Con una coppia di grandi attori  – Francesco Pannofino e Francesco Acquaroli – nei ruoli di Rosencrantz e Guildenstern, due perfetti clown/avventurieri, capaci di rendere indimenticabili, ancora una volta, questi due personaggi straordinari. Accanto a loro, nel ruolo del Capocomico, Paolo Sassanelli, interprete ideale per guidare con ironia, carisma ed allegria la compagnia dei comici erranti. A completare il cast, in scena anche Andrea Pannofino e Chiara Mascalzoni.

Alberto Rizzi

Da oltre sessanta anni Rosencrantz e Guildenstern sono mortidi Tom Stoppard viene rappresentato in tutto il mondo ed è diventato, dunque, un classico amato e apprezzato del teatro contemporaneo.
In questo nuovo allestimento della commedia abbiamo deciso di mescolare l’umorismo inglese di Stoppard alla tradizione comica della Commedia dell’Arte, per creare uno spettacolo che esplori la profonda riflessione esistenzialista/filosofica del testo originale, esaltandone la potenza comica ed emotiva che caratterizza la pièce.

Il testo è un Amleto rivisitato, spiato dal buco della serratura attraverso lo sguardo colmo di dabbenaggine dei due protagonisti Rosencrantz e Guildenstern che, quando guardano l’intera vicenda del principe danese, ne colgono soltanto i tratti surreali e farseschi.
Stoppard, del resto, è noto al grande pubblico per aver scritto la sceneggiatura di Shakespeare in love dove si intrufolava nel dietro le quinte di Romeo e Giulietta, mentre con Rosencrantz e Guildenstern sono morti si butta a capofitto nel backstage dell’Amleto. Prende, infatti, due personaggi secondari dell’Amleto di Shakespeare, Rosencrantz e Guildenstern, e ne fa i protagonisti di una commedia dai toni bizzarri.

In scena una coppia di grandi attori – Francesco Pannofino e Francesco Acquaroli, rispettivamente nei panni di Rosencrantz e Guildenstern – diventa un duo di maschere tragicomiche, accompagnata da Paolo Sassanelli nel ruolo del Capocomico.

Al centro della nostra messinscena una grande macchina scenica, un marchingegno medievale che mescola il teatro/carro della Commedia dell’Arte con il palcoscenico a due piani tipico del teatro elisabettiano; una scenografia giocosa e mutevole, in continuo movimento, che si trasforma ora in teatro, ora in castello, ora in nave.

Anche i costumi d’epoca possono essere trasformati e alterati, in una dinamica che continua a esplicitare il teatro dentro il teatro. Del resto, se Stoppard, con la sua pièce vuole rileggere l’Amleto in chiave comica anche la nostra messa in scena vive di questa suggestione metateatrale. Uno spettacolo giocoso, dinamico, dal sapore del teatro di strada, popolare – nel senso più shakespeariano del termine – espressione di un teatro stratificato che possa emozionare e parlare a tutti.