Sogno…!!

di autori vari

“L’arte del varieté è un’arte specialissima. Chi ve la insegna? L’ambiente stesso, il pubblico, ed il pubblico è il più gran maestro.” Raffaele Viviani

spettacolo realizzato con la partecipazione degli artisti del laboratorio
Il Varietà di Raffaele Viviani
diretto da Ernesto Lama

 

Spesso facciamo l’errore di affrontare autori come se ci appartenessero, come se avessimo il sapere e il verbo di quello che hanno scritto e hanno fatto. Da napoletano posso dire che ogni volta che leggo, recito, canto, interpreto, parlo di un testo del grande Viviani, mi viene naturale affrontare il lavoro con sicurezza e padronanza, ma poi mi do un freno e inizio a lavorare con molta cautela. Il teatro di Viviani è completo, complesso, diverso da quello di Eduardo, Scarpetta, Petito, grandi che hanno fatto “grande” la storia del nostro teatro.
Viviani racconta la vera natura della terra e degli uomini, le gioie, i dolori, i colori dell’anima, da i più tenui a i più accesi; racconta la strada come mai nessuno ha fatto.
Bisogna avvicinarsi a tutto questo con rispetto e umiltà, quasi da straniero, ricercando il vero significato della lingua e viaggiando in questo meraviglioso mondo, alla scoperta di emozioni e sentimento.
Viviani è l’assenzio del teatro, che ti fa volare pur restando attaccato al suolo, il dolce sapore con il retrogusto spiritato, la vera essenza del teatro, quella che si afferra non che si accarezza. Anche se è poesia quando vai a interpretarla la materializzi e diventa la tua vita.”
Ernesto Lama

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Note di Raffaele Viviani sul Varietà
tratto da “Dalla vita alle sceneGuida editori, Napoli 1977

L’arte del varietè è un’arte specialissima. Chi ve la insegna? L’ambiente stesso, il pubblico, ed il pubblico è il più gran maestro. S’impara da sé, per propria esperienza. Pensate all’intelligenza condensata di un artista di varietà che ha pochi minuti per poter svolgere il suo «numero» e in quei pochi minuti deve convincere. Quando un comico del varietè dal solo modo di annunziare la prima «cosa» che fa, non riesce a suscitare una risata o a incatenare la generale attenzione, va incontro al quasi insuccesso.
Dopo la prima strofa del suo tipo o della sua canzone, deve correre per la sala un mormorio di approvazione, una folata di consenso, mentre la musica ripete l’introduzione daccapo. Quando l’artista non ha ottenuto questo, ha perduto già terreno, ed il pubblico del varietè, addestrato all’immediatezza, rimanendo freddo dopo la prima parte, comincia ad essere disattento: e per interessarlo e scuoterlo, l’artista deve subito prodursi nel suo pezzo migliore di maggiore successo e spessissimo accade che, quando il pubblico non è preso subito, non si lascia prendere più.
L’arte del varietè perciò è immediatezza e sintetismo; è il pugno nell’occhio bene assestato prima di dare al pubblico tempo di riflettere. Furono e saranno ben pochi gli artisti che nel varietè poterono far pensare. Molti noti strofaioli comici ebbero i loro grandi successi per la velocità della loro parlantina con la quale dicevano una infinità di cose banali; ma il pubblico, per la impossibilità stessa di poterle valutare, data la rapidità con la quale esse si succedevano, alla fine rimaneva più sorpreso che preso e, quell’attimo di disorientamento era sfruttato dal comico per piazzarvi il suo bis. Nondimeno comici di questo stampo raggiunsero larga notorietà e paghe vistose.
Quindi arte specialissima quella del varietè, simultanea perché fatta di tante cose agglomerate, in cui accanto al mestiere, al mezzuccio, spesso affiora un guizzo d’arte pura, sintetica, perché a tratti, condotta con pochi tocchi sicuri e la firma … Quando io facevo il varietè, mi definirono soprattutto un futurista, perché facevo una commedia da solo; da solo rappresentavo una folla senza truccarmi, con i soli atteggiamenti e le diverse inflessioni di voci; è vero che io fui un artista singolare, ma pur vero che io ero un artista del varietè. E la mia arte è germogliata là; là si è plasmata, là ho imparato le infinite magagne del palcoscenico e a conoscere il pubblico, a capire, leggendo nell’aria, fiutando nell’atmosfera, se il pubblico era preso oppure no, se mi seguiva con interesse o no. All’attore del varietè non occorre molto tempo per capire se piacerà: gli bastano le prime «battute» per formarsi la convinzione del come passerà.
Raffaele Viviani